Ho risentito tre volte la conversazione che abbiamo fatto con Tonina Pantani ed ogni volta ho carpito altri particolari che in prima battuta non avevo colto. Altre domande mi rimbombano nella mente, probabilmente ci sarà il tempo di riproporle. E poi ho un'immagine che mi ritorna spesso: quella delle molliche di pane trovate vicino al corpo di Marco. Una stanza d'albergo è un già di per se un microcosmo, un mondo a parte. Ricordo un film rarissimo che vidi nell'allora Tele+, si chiamava Julien Po e raccontava la storia di uno sconosciuto che si recava in un paesino dell'America con il solo scopo di suicidarsi. Trascorre le sue solitarie giornate all'interno di una specie di locanda, in una camera di albergo. Gli abitanti si erano talmente appassionati a quel forestiero che quando decide di continuare a vivere non la prendono per niente bene. Avevano scommesso su quale sarebbe stato il giorno del suicido: il film termina con alcuni abitanti che obbligano quel ragazzo a farla finita davvero. Scommesse, suicidi suggeriti o simulati. Sembra di rivivere tante storie. Anche quella che Tonina ci ha raccontato. Ha ricevuto molte fregature da avvocati e da giornalisti (l'ultima di un noto e nuovo settimanale). Per questo adesso fa molta più fatica a fidarsi e nell'approccio con Paolo Franceschetti si carpisce il suo comprensibile timore nell'avvicinarsi a lui ed al suo mondo che probabilmente le sarà stato dipinto a tinte oscure. Ma non avendo più niente da perdere può correre questo rischio. Paolo ormai ha il fegato robusto (e non solo quello!!). Se non altro qui c'è una mamma che è mentalmente aperta a scoprire un qualsiasi brandello di verità senza preclusioni, ordinando i tanti elementi che ha in testa e che in fondo hanno sempre convissuto con lei, anche quando non ne era consapevole. Penso sia stata una puntata toccante, nonostante tutto il dolore patito da questa donna non ha lesinato quella tipica e teporosa accoglienza romagnola a me molto cara. Tonina ci ha dato la sensazione di conoscerla da sempre.
E poi comunque non sono mancati i consueti picchi risaioli su prana e lasagne. E poi mi sembra che abbiamo finalmente avuto una lezione pratica di come si recita questo benedetto Daimoku. Paolo Franceschetti ha ragione: spesso non vogliamo il cambiamento. Io sarei curioso di provarlo ma ora come ora non ho la costanza. Un'ora al giorno mi sembra un'enormità. La mia pigrizia ha ripreso il sopravvento e dopo un mesetto di alba per rimirare il sole, non riesco più a farlo. E stava diventando una piacevole scoperta. Il cambiamento spesso è una mera pseudovolonta a cui non corrispondono atti concreti. C'è dissonanza tra volere e potere. E quando c'è troppa resistenza sembra inutile sforzarsi di andare contro il macchinista. Temi e spunti per la prossima puntata.
Playlist:
Solar Order & Charlotte Rowling - The power of love
Stadio - E mi alzo sui pedali
Bryan El - Galacticon
الشاب حسني حسدوني فيك في خاطر منير سعيدون
Amedeo Minghi - Distanti Insieme
The Art of Noise - Love beat
Nessun commento :
Posta un commento